L’incognita
Lo spettacolo, che vede in scena un gruppo di sei attrici, unisce “teatro di persona” a “teatro di figura” (burattini), come nella tradizione della compagnia veneziana “Teatro all’insegna dell’orso in peata”, che ha realizzato allestimenti in questa forma, in spettacoli diretti e costruiti da Piermario Vescovo e Antonella Zaggia, con produzioni e collaborazioni che hanno coinvolto negli ultimi vent’anni, tra gli altri, Biennale di Venezia, Napoliteatrofestival, Teatro Stabile del Veneto, e gli ultimi tre prodotti dal Teatro Stabile di Verona, con particolare riferimento a Shakespeare, Goldoni, Carlo Gozzi. Vescovo e Zaggia insegnano peraltro alla Scuola del Teatro a l’Avogaria, dove si sono formati molti anni or sono.
Al centro de L’incognita di Carlo Goldoni– intitolata alla fanciulla inseguita e perseguitata che scopre poi i suoi alti natali e la stirpe nobile, interpretata da Teodora Raffi Medebach, giovane moglie del capocomico – c’è la figura di Lelio, avventuriere veneziano, figlio di Pantalone, che reca tratti che potrebbero essere quelli di Giacomo, e che fu interpretato da Lucio Landi, detto appunto Lelio, protagonista di altre commedie di quel periodo, da Il bugiardo a La putta onorata/La buona moglie, in cui Goldoni mette in scena il sé stesso giovane, l’avventuriere da cui prende le distanze, e stigmatizza la devianza di altri avventurieri, che conduce spesso – come anche in questa commedia – alla prigione o al foglio di via.
