‘Sogno d’una notte di mezza estate’ ovvero ‘Quando le fate non si fanno sufficientemente gli affari propri’
Avete mai avuto la sensazione di essere niente più che delle pedine di una grande scacchiera? Quando accadono eventi talmente assurdi da sembrare artefatti? Specialmente quando le nostre vite amorose si intrecciano con quelle degli altri?
Lei ieri mi amava ma oggi ama quell’altro, io ieri amavo solo lei ma oggi assolutamente amo loro due, ieri nessuno mi guardava neanche per chiedermi dove fosse il bar della scuola e oggi si azzuffano in due per uscire con me, ieri il mio tipo era solo e soltanto lo sportivo palestrato, alto e biondo, oggi d’un tratto il fascino del nerd informatico è irresistibile. Sembra la trama di una teen-drama eh? Ma esagerazioni a parte alcune cose, seppur irreali a parole, spesso si ripetono nella nostra vita, quella vera, e non hanno spiegazioni soprannaturali.
Questo lo sapeva benissimo il bardo immortale William Shakespeare (1564-1616), drammaturgo, commediografo, alfiere della lingua inglese e, soprattutto, autore di opere bellissime e interessantissime che con grande impegno a scuola ci venivano insegnate in maniera tale che noi le odiassimo dal profondo del nostro cuore (grazie mille, un lavoro eccezionale). Ma non divaghiamo. Shakespeare lo sapeva, dicevamo, e ce lo dice con la commedia che più di tutte sembra indicare il contrario, e probabilmente con una delle più divertenti: Sogno d’una notte di mezza estate.
Trama veloce. Ermia deve sposare Demetrio, ma Ermia ama Lisandro e Lisandro ama Ermia. Elena ama ancora Demetrio, ma Demetrio si deve sposare e ama Ermia. Inoltre a semplificare ulteriormente la situazione ci si mette Egeo, padre di Ermia, che dichiara, davanti a re Teseo che deve sposare la regina Ippolita e all’intero popolo di Atene, che se sua figlia non si sposa come da lui stabilito, la legge gli consente o di farla condannare a morte o di mandarla in convento (nessuna pressione figlia mia, ok?). Siete sufficientemente confusi? Eccellente! Continuiamo.
Ermia e Lisandro fuggono insieme, inseguiti da Demetrio, che è inseguito da Elena. Ma nel bosco ci sono un sacco di fate (si ovvio, come ho fatto a non accorgermene fino ad ora) e hanno un re e una regina pure loro. Oberon, il re, e Titania, la regina, stanno litigando perché entrambi vogliono per sé un paggio, che si contendono (anche se in realtà lo sappiamo che litigano perché Oberon non lava mai i piatti a casa, ma fingiamo di credergli). Per farsi dare il paggetto senza battagliare Oberon incarica Puck, suo servo, di cercare un fiore speciale, la viola del pensiero. Il suo succo, se versato sugli occhi di Titania, è in grado di far innamorare follemente la regina di qualsiasi essere ella si ritrovi davanti agli occhi al suo risveglio, talmente follemente da farle dimenticare di qualsiasi altro problema. Ma invece che farsi gli affari suoi e prendersi il paggio, Oberon vedendo i poveri amanti nel bosco decide di ‘aiutarli’ giocando un po’ col succo del fiore magico. Puck, mentre esegue questo ordine già di per sè stupido, fa confusione e versa un po’ a caso il succo.
Per farla semplice. Demetrio e Lisandro improvvisamente amano tutti e due Elena, quella che nessuno voleva, ma che non vuole nessuno dei due perché pensa la stiano prendendo in giro, Ermia si ritrova sola e Titania si ritrova follemente innamorata di Bottom, un artigiano che passava di lì per caso che si è ritrovato per magia una bellissima testa di asino (ma Puck proprio non aveva proprio niente da fare quel giorno?). Dopo infiniti girotondi, intrecci, follie Oberon decide di far cadere tutti in un sonno magico e rimettere con la magia tutto a posto.
Le coppie finiscono tutte felici. Oberon con Titania, Lisandro con Ermia (a cui il padre ha detto di avere un po’ esagerato e che può sposarsi con chi vuole) e Demetrio con Elena. Bottom non ha più la testa di asino. Finiamola qua che mi sta girando la testa.
Tutto in questa commedia sembrerebbe suggerire che altro non siamo che dei pezzi su di una scacchiera. Il nostro amore, e i giochi che si vengono a creare per i nostri intrecci, parrebbe non altro che un’azione di soggetti esterni, soprannaturali, fate o dei olimpici che siano. Spiegherebbe molte cose. Ci aiuterebbe a giustificare con razionalità tutte le assurdità che facciamo da innamorati, giusto? No, sbagliato! Ciò che Shakespeare ci vuole dire è proprio il contrario. Oberon e Titania, Puck, gli esseri soprannaturali causa di tutti i turbini amorosi, non sono affatto superiori a noi ‘mortali’. I motivi per cui agiscono sono gli stessi degli uomini. Invidia, capriccio, passione. Cose che non hanno nessuna logica. È proprio questo il senso. Dobbiamo accettare che l’unica regola che l’amore ha è che non c’è alcuna regola. Prima lo faremo, prima inizieremo a vederci un po’ più chiaro sulla vita.