Il Carnevale dei colori, i colori del Carnevale.
Venezia è l’unica città a colori prima dell’invenzione del colore: Canaletto, Guardi, Bellotto, Tiziano, Giorgione, Bellini, Veronese perfezionarono l’arte della pittura prospettica, e a colori, in laguna. Non potrebbe essere altrimenti: non c’è città al mondo in cui lo spettro cromatico dia il meglio di sé riflettendosi sull’acqua dei canali e sulla laguna.
Il Carnevale 2013 di Venezia è il Carnevale del colore perché ogni colore comunica e suscita un’emozione e a questa ciascuno di noi associa uno stato d’animo. I colori sono quanto di più soggettivo vi sia, e condividono con lo spirito del Carnevale l’infinita varietà e il numero dei mascheramenti, a propria volta corrispondendo alle nostre infinite diverse attitudini.
Il colore è il risultato di una sintesi di stimoli percettivi e di caratteristiche neurologiche in base alle quali il corpo reagisce alla natura fisica che ci circonda. Imprigionati all’interno della retina, i sensori del colore trasferiscono al cervello la visione del colore, reagendo alla lunghezza d’onda di un raggio di luce che dopo aver sbattuto su un oggetto o su una persona raggiunge il nostro occhio.
Le teorie del colore ci dicono che ogni cosa che vediamo non dipende esclusivamente dalla sua natura (il materiale, la superficie, ecc.) ma soprattutto dal modo con cui noi reagiamo agli stimoli visivi. La bellezza è davvero nell’occhio di chi guarda. E così è il Carnevale, dove tutto è permesso in nome di una temporanea sospensione dei ruoli in cui è lasciato all’osservatore il diritto-dovere di non definire i caratteri delle persone che vestono un costume ma solo la maschera che indossano. Il mascheramento, azione simbolo del vivere il Carnevale, è la sintesi di questa liberazione.