“Buongiorno siora maschera”.
Lungo le calli, per i canali e nei listoni era questo il saluto. Con le maschere addosso, l’identità personale, il sesso, la classe sociale non esistevano più e si entrava a far parte della Grande Illusione del Carnevale in un posto, unico al mondo, dove tutto può accadere, e dove ogni scorcio non cessa di incantare. Nella cultura veneziana con il termine “maschera” si indica l’attività di “mettersi barba e baffi finti” e “maschera” era anche il soprannome dato alle donne che si travestivano da uomini e agli uomini che si travestivano da donne. Ben presto la maschera divenne simbolo della libertà e della trasgressione a tutte le regole sociali imposte dalla Repubblica Serenissima a Venezia: ci si mascherava per divertirsi, per eliminare le differenze sociali (nonostante il pizzo della Bauta fatto a Burano fosse indice di nobiltà), per essere liberi nella vita pubblica e per conferire mistero e fascino alle proprie azioni.
Ma quante maschere ci sono?
Vi erano diversi tipi di maschera: la Larva che copriva tutto il volto veniva indossata insieme con la Bauta, la veletta che copriva il volto per non essere riconoscibili e che poteva essere portata sia dagli uomini che dalle donne; La Moretta, anche detta Muta, era tenuta sul volto da un bottoncino che si stringeva tra i denti, era usata dalle donne di Venezia, da sempre libere ed emancipate, per segnalare la loro disponibilità: togliersi la maschera voleva dire infatti accettare le avances del corteggiatore. Infine la celebre maschera del Dottore della Peste era usata per filtrare aria e per mantenere, insieme con il bastone, la necessaria distanza tra medico e malato.
Quando ci si mascherava?
Dal dodicesimo fino al diciottesimo secolo le maschere erano indossate non solo a Carnevale, ma da ottobre a giugno ad esclusione del periodo dell’Avvento e di quello della Quaresima. La tradizione si interruppe con la caduta della Serenissima: le maschere vennero infatti vietate per timore di disordini e ribellioni da parte della popolazione.
Solo nel 1979 la secolare tradizione del Carnevale risorse dalle sue ceneri.
Perché si indossavano le maschere?
Mascherarsi era condizione essenziale per muoversi negli ambienti soffusi dei ridotti e dei casini, dove gli unici ad avere il volto scoperto erano i croupier e gli ufficiali che tenevano il gioco, vincendo o perdendo grosse somme in incognito.
A Venezia nacque e si sviluppò gradualmente un vero e proprio commercio di maschere e costumi. A partire dal 1271 vi sono notizie di produzione di maschere, scuole e tecniche per la loro realizzazione. Cominciarono ad essere prodotti gli strumenti per la lavorazione specifica dei materiali quali argilla, cartapesta, gesso e garza. Dopo la fabbricazione degli stampi e dei modelli, si terminava l’opera colorandola e arricchendola di particolari come disegni, ricami, perline, piumaggi e quant’altro. I mascareri divennero veri e propri artigiani realizzando maschere di fogge e fatture sempre più sofisticate.
L’atelier Ca’ Macana è stato uno dei primi a riprendere la tradizione del carnevale creando maschere veneziane tradizionali. Vi invitiamo a scoprire il mondo delle maschere e molto altro.