Il Carnevale di Venezia “Remember the Future” mette in scena gli abiti della collezione dell’Atelier Pietro Longhi.
In occasione dell’edizione 2022 del Carnevale di Venezia, dal 20 febbraio all’1 marzo, apre al pubblico una collezione di 20 costumi, fedelmente riprodotti da Francesco Briggi da documenti originali o tratti da dipinti dei più importanti pittori veneziani.
“Storie di Moda: racconti di Carnevale”, alla Scuola Grande dei Carmini, descrive l’evoluzione del Carnevale attraverso 20 abiti. La mostra giunge quest’anno alla quinta edizione e per la prima volta mostra tutte le classi sociali che vivevano nella Serenissima, grazie a spaccati dei Carnevali nei diversi secoli. Una mostra che racconta la storia di Venezia attraverso una delle caratteristiche più importanti della sua cultura materiale: l’abbigliamento e i materiali ad esso connessi. I costumi sono ispirati proprio alla Scuola Grande dei Carmini, che da sempre ha dimostrato una propensione ad accogliere rappresentanti di tutte le classi sociali, e pertanto non si limita a raccontare come si vestivano le classi abbienti ma anche le classi inferiori.
In 20 costumi, si mostra quanto il commercio e l’arte manifatturiera legati alla moda siano stati il motore fondamentale per lo sviluppo e l’affermazione del mito veneziano dal medio evo alla metà del 1700, fino a giungere ai giorni nostri con delle eccellenze che dalla laguna esportano in tutto il mondo.
L’esibizione inizia con degli abiti quattrocenteschi sul pianerottolo del prezioso scalone stuccato da Alvise Bossi. Riferendosi al significato simbolico della scala, in questo spazio viene esposto il periodo più antico, quello delle famose “Compagnie di Calza”, che un tempo avevano il compito di intrattenere gli ospiti illustri della Serenissima organizzando feste che stupissero chiunque partecipasse o ne sentisse i racconti. Concluso lo scalone, si entra nel salone capitolare dove si trova un altro spaccato di vita veneziana, quello del primo 1600, periodo caratterizzato da un grandissimo fermento culturale. In questa sezione si ritrovano quindi il personaggio tipico della commedia veneziana dell’epoca, lo Zanni, accanto a una figura di Carnevale unica nel suo genere: il lanciatore di palle odorifere. Inizialmente questo personaggio lanciava uova sui malcapitati in Piazza San Marco, ma la preziosità e il costo dei tessuti dell’epoca, che non potevano essere lavati facilmente, spinse a vietare questa tradizione. Per reazione, come spesso accade a Carnevale, la figura si sostituì con un’ostentazione di ricchezza senza eguali: alle uova si sostituirono preziosissime palle di muschio imbevute di costosissimi profumi. Così le donne ben si prestavano a divenire bersagli, raccogliendo poi le preziose palle per tenerle addosso e lasciare così una scia di profumo. Al povero Zanni e al lanciatore si affiancano due ricche dame seicentesche, e due giovani cavalieri, che si applicano per imparare le danze che li porteranno a divertirsi nelle feste di Piazza o nei saloni dei palazzi di tutta Europa. Dall’altra parte della sala uno spaccato settecentesco, con i personaggi della commedia di Carlo Goldoni osservati da un nobile e una nobile in Bauta, mentre una giovane popolana si avvicina per leggere il futuro alla coppia indossando la celebre maschera “moretta”, mentre lo stesso Goldoni, con un abito da tutti i giorni, guarda la scena sperando in un successo. Un po’ discosta, che si avvicina con un cesto pieno di fiori, una Gnaga, il tipico travestimento veneziano di uomini che si vestivano da donna, indossando una maschera dalle fattezze animalesche non molto dissimile dall’Arlecchino, ma con un pesante trucco bianco, richiamando all’abitudine delle nobili di truccare pesantemente il viso, che attirando l’attenzione permette ad un bambino di “tagliare il tabarro” al nobile in Bauta.
Uno spaccato di quasi quattrocento anni di tradizioni, racconti e storie veneziane, da godere assieme alla bellezza della Scuola Grande dei Carmini.
Orari apertura: tutti i giorni dalle 11 alle 17, visite guidate su prenotazione.